mercoledì 18 aprile 2007

Razzmattazz (And All The Jazz) - Part Ciu

Prima serata in quel di Barcellona: fallimento totale.

Ma i folli non si arrendono. Ci credono. Si, Si, questa è la loro serata. Si tirano a lucido, abbandono l’abbiocco pre-serata, lo recuperano al volo con una sgorlata di Martini. E si va.

L’ascensore dell’albergo cigola, stride, ma arriva a destinazione. Piano terra. Si passa dall’atrio, si è pronti ad uscire…ma dove cazzo si va? Qualcuno dice Moog, qualcuno Ovella Negra, qualcuno Macarena. Quel qualcuno viene soppresso.

Ma i folli vagano ancora nell’oblio dell’indecisione. Quand’ecco che, dal buio, emerge una luce. Un canto di sirene in lontananza, che soave ammalia i ragazzi…si, è la soluzione…è la salvezza…è il portiere dell’albergo…è italiano?!? Cazzo pensavamo fosse spagnolo. Vabbè, in ogni caso eccoci davanti al bancone della reception, trepidanti. Cosa mai potrà consigliarci il buon portiere di fiducia?

“A’ ragazzi, stasera vi consiglio l’Otto Zutz

“Otto che?”

“Otto Zutz…è qui vicino…ci andate a piedi, l’entrata è gratis, il posto è bello…meglio di così?”

“Affare fatto.”

Recuperiamo un gruppo di lasciapassare per l’entrata (=le butele) e dopo esserci fatti dare un malloppo di omaggi, si parte. Salutiamo con calore il nostro amico. Ciao, vesh.

On the road again, ci inoltriamo per le vie di Barca. Cinque minuti, ed eccoci tutti a poco meno di trenta metri dall’entrata. Memori dell’esperienza della sera precedente, decidiamo di dividere il gruppo in un paio di squadriglie. Saggia idea. Partono i primi, poi i secondi, poi i terzi. Rimaniamo in tre: io (Chet), la Feccia e lo Steels (notate i soprannomi apparentemente incomprensibili, ma ricchi di significato intrinseco (…?) ). Non vediamo nessuno all’orizzonte: “Bene, gli altri sono già entrati. Andiamo!”.

Arrivati all’ingresso ci accolgono i solito 10-15 buttafuori che con fare gorillamente amichevole controllano le nostre carte d’identità…eighteen vesh, metti via quella faccia da duro e lasciaci entrare. Sbattiamo gli omaggi sul tavolo del receptionist con il classico sorriso dello scroccone stampato sulla faccia, quindi ci inoltriamo nei meandri del locale.

“Dove sono gli altri?”

PRIMO PIANO

Una breve rampa di scale e siamo nella prima sala. Ci muoviamo con circospezione. La sala è grande, ci sono delle scale che scendono verso una sottospecie di piano ammezzato, al centro un’apertura dalla quale si vede la stanza sottostante (che sembrerebbe essere la più grande e la più bella, se non fosse per il fatto che è praticamente adibita a magazzino, con sgauie varie dappertutto e le luci miseramente spente sulla desolazione della polvere che ammanta tutto [immagine iperpoetica rigorosamente copyrighted by Chet]). Sulla destra un luonge bar con dei divanetti, una postazione dj autonoma (vuota) e il bancone bar (vuoto anche quello…ah no aspetta c’è una barista che sta lavando i bicchieri). A sinistra invece una pista di modeste dimensioni, un altro bancone bar e un coglione che COMPLETAMENTE SOLO suonava la musica elettronica-alternativa-maunpo’rockeggiante-chespaccadibrutto preso malissimo (con un computer tra l’altro…il massimo della tristezza).

“Dove sono gli altri?”

Non immaginatevelo così...questa in realtà è una sala-magazzino.

SECONDO PIANO

Torniamo alle scale e saliamo al second floor. Qui una sala un po’ più piccola, anche questa completamente vuota. Niente di interessante da rilevare. “Dove sono gli altri?”

Aaaaamooooreee, questa sala sì che mi piace.

TERZO PIANO

Saliamo ancora, ed entriamo in quella che dovrebbe essere stata la sala VIP del locale. Qui un po’ di gente c’è…quattro o cinque persone, probabilmente amici dei baristi. Nessuno viene a chiederci se siamo VIP, nessuno ci impedisce di muoverci all’interno della sala. E ci credo. Secondo me pensavano che fossimo bambini che avevano perso la mamma. E in effetti così poteva sembrare, considerando come eravamoridotti. Comunque notiamo un corridoio nell’angolo della sala. “O vesh scale non ghe né più, stanse neanca…i altri iè par forsa de là!” diciamo convinti. Percorriamo il corridoio, convinti di trovare l’ennesima saletta privè…e…ancora una volta…ci ritroviamo al cesso!!!
Si, un suntuoso cesso per un sontuoso privè. Non ci facciamo scappare l’occasione per una pisciatina VIP.

“Si, ma gli altri dove sono?”

"Uè, l'altro giorno ero lì col Briatore e il Lele Mora..."

PRIMO PIANO…AGAIN

Decidiamo di tornare giù, in attesa di pianificare la prossima mossa. Appena entrati, ri-notiamo le scale che sembrano scendere alla sala-magazzino. “Ah, ma lì non siamo ancora stati!” e ci precitiamo giù. Un corridoietto e…un altro cesso?!? Basta! È una maledizione! Torniamo upstairs (da notificare la euro-sbirciata ad una ballerina davvero niente male che si cambiava in una stanza con la porta socchiusa…) e ci svacchiamo sui divanetti. “Per l’ultima volta: dove stracazzo sono gli altri?”. Eccoli, gli altri. Entrano adesso raccontando allegramente che siccome avevano visto che dentro non c’era nessuno si erano infilati in un baretto due metri prima dell’entrata dell’Otto. Che chiavata. Comunque la serata degenera nella solita monotonia infrasettimanale barcellonese, ovvero: è giovedì, sono le una, non c’è nessuno. Entrano un paio di ragazze, amiche della barista ad occhio, ma poi basta. Rinunciamo, per la seconda sera di fila.

E stasera neanche garino in taxi, uffa!

Ritornati all’hotel, troviamo ancora il nostro portiere di fiducia ad aspettarci, nome d’arte Francisco Flores (o ragazzi, i gusti sono gusti). Alcuni se ne vanno abbattutti nelle loro camere, io e alcuni altri ci fermiamo a scambiare due ciacole col butel. Dopo le solite domande su “Com’è la vita qua?”, “D’estate fa caldo?” e “Ma c’è davvero così pieno di fighe o è un’impressione?” l’argomento della conversazione diventa la nightlife barcellonese. Veniamo così a sapere che la vita notturna dei barcellonesi è abbastanza misera finchè non si diventa universitari; prima, solo piccole compagnie e baretti. Nei giorni infrasettimanali c’è poco o niente da fare, a parte il mercoledì, che è serata libera per gli universitari: Francisco consiglia il Moog, “che è un bel posto e poi è piccolo e sembra che ci sia sempre tanta gente. Evitate il Pacha e lo Space, discoteche dai grandi nomi ma che qui a Barca devono ancora fare successo…meglio City Hall, o ancora Moog”. “E un commento sul Macarena?” “Beh, è piccolino, ma a me piace sentire il contatto con le persone, per cui lo promuovo (Chet: in effetti è proprio un locale FIGO, ricordiamolo…). “E per domani sera cosa ci consigli?” “Beh, c’è il top dei top, il Razzmatazz…non ci si può rinunciare quando si viene a Barcellona. C’è di tutto al Razz, e poi è enorme, il posto ideale per far casino…il sabato ovviamente è superlativo, ma anche al venerdì si batte bene.”

Altre ciacole, altre cagate, poi lo salutiamo e ci infiliamo in ascensore. Io il Razzmatazz l’avevo adocchiato già dal primo giorno…capiamoci: l’avevo visto nello spot della Opel Corsa, quello con i pupazzi stupidi (che idoli), ma pensavo fosse un locale inventato ad hoc per lo spot. E invece, apro la Lonely Planet già il primo giorno sotto la sezione “Vita Notturna” e lo adocchio…tra l’altro in prima posizione nella top five delle disco (va detto che l’Otto Zutz era al terzo posto…), e con un’ottima recensione. E già dal primo giorno avevo infilato il verme del desiderio e della curiosità nel cervello degli altri folli (che tanto di spazio ce n’è in abbondanza), e ognuno, pian pianino, aveva cominciato a convincersi…Francisco ha dato la mazzata finale, è deciso: domani sera si va al Razz.

2 commenti:

oVo! ha detto...

che merda entrare in un locale, che poi l'otto zutz non era mica brutto, e vedere che non c'è un cazzo di nessuno. me lo ricordo con un certo fastidio. invece il macarena...è figo, eh! basta 3 persone per riempirlo.

Marco Carboni ha detto...

Non per sfatare le tue convinzioni, ma io vivo a Barcelona e prima delle 2 e mezza non c'è nessuno persino nei locali più cool :P