lunedì 14 maggio 2007

Razzmattazz (And All The Jazz) - Part Fri.Uan

Terza sera. I folli questa volta mettono in comune i loro cinque neuroni e, magicamente, ecco nascere un’idea: organizzarsi. Se le serate precedenti erano state all’insegna della disorganizzazione più totale, delle decisioni prese alla cazzo di cane, beh questa serata doveva essere diversa. Chet e il Mago si buttano in avanscoperta verso le 9 p.m.: si forniscono di cartine della città, di orari di metro e autobus, raggiungono addirittura la fermata a piedi (ben 200 metri dall’albergo…non si scherza mica) per organizzare tutto nel dettaglio. Ci siamo, il piano è pronto.

Si torna all’hotel, sono circa le 21.30: la svolta della serata è lo “sponsin ristoratore”. Si, proprio così, 4 ore di sonno ininterrotto che dopo l’infernale giornata passata a girare Barca è un vero toccasana per il corpo e per la mente…altro che yoga.

Insomma, in poco tempo nella camera cade l’oblio del sonno, che regna indisturbato fino a quando una sveglia suona nel buio: è l’una. I folli si lanciano in doccia per svegliarsi fuori e prepararsi degnamente alla serata, quindi si fondano nell’atrio; nel frattempo, è passata un’ora. Alle 2 in punto ci si trova con gli altri fuori dall’hotel, e perfettamente in orario con il piano, si parte; di nuovo i 200 metri fino alla fermata del bus, sono le 2.10. aspettiamo, dovrebbe passare alle 2.15. Aspettiamo. Sono le 2.15, e all’orizzonte ancora nulla. Fiduciosi nell’efficienza dell’AMT barcellonese, aspettiamo ancora. Sono le 2.20. Minchia. Aspettiamo. Sono le 2.20. Echecazzo, ma proprio stasera doveva essere di servizio l’unico autista di autobus italiano emigrato in Spagna? Vabbè. Alla fine l’autobus arriva, sono le 2.25. Meglio tardi che mai…Saliamo, e in pochi minuti siamo in Plaza de Catalunya, il crocevia principale della città. Ci fiondiamo sulla cartina degli autobus: sappiamo dov’è il Razz, ma non sappiamo come arrivarci. Ovviamente la cartina è euro-incasinata, un dedalo di linee colorate che si concentrano nel mezzo. Bella, sembra quasi un quadro di Kandisky. Ma inutile. Infine chiediamo a un passante, il quale ci indica con elevato disprezzo un autobus in attesa di partire dall’altra parte della strada. Scatto felino e siamo a bordo. Per sicurezza chiedo all’autista: “Por el Rassmatass?” Risposta “???”. I casi sono due: o parlo col culo io, e lui non ha capito una mazza di quello che ho detto (si però dai…tre parole…) oppure vista la sua avanzata età il Razzmatazz non l’ha mai visto neanche in foto. Apro la cartina di Barca…localizzo il Razz…e cambio la domanda “Por Almogavers?” “Si” evvai, ce l’abbiamo fatta. A gesti gli chiedo di avvertirci quando saremo arrivati alla fermata. Più o meno capisce: siamo a cavallo. Quindi l’autobus parte…dopo un viaggio che sembra interminabile, da davanti sentiamo un “Almogavers!”, quindi scendiamo.

Sono quasi le 3. Ovviamente questa non è la Rambla: in giro non c’è nessuno. E dove cazzo si va? Decidiamo si seguire dei butei scesi alla nostra stessa fermata…insomma, giovani sono giovani, lanciati sono lanciati, prendono l’autobus per andare in periferia…andranno per forza al Razz no? Purtroppo, o per fortuna, la pista non ci convince. Che si fa? Ancora una volta la Provvidenza ci mette a disposizione un messo salvificatore: il classico taxi-driver notturno, che viene prontamente fermato dall’oVo. E come ogni buon tassista che si rispetti, lui sa dove sono le disco…infatti ci indica al volo la strada per il Razz. Ci rimane un po’ male quando vede che non volevamo salire sul taxi, e infatti se ne va scocciato: a noi non importa, ormai siamo a qualche passo dalla meta.

Scarpiniamo un quarto d’ora buono; da segnalare, sulla strada, la Croce Rossa saggiamente posta in questa zona visto il tasso alcolico che imperversa nelle disco spagnole; un locale tristissimo che qualcuno aveva falsamente additato come il Razz, e che invece era un buco di metallari; e, più ci si avvicinava alla meta, una sempre più fitta schiera di ragazzi in cammino, chi più chi meno ubriaco.


E infine, arriviamo.


Il sightseeing promette bene: il Razz è proprio come me lo immaginavo, cioè come lo avevo visto nel famoso spot della Opel; un po’ più sporco, ma decisamente affollato. La coda per entrare è chilometrica, ci chiediamo se riusciremo ad entrare prima dell’alba. Nel frattempo ci accodiamo. Ecco però che alcuni dei butei, dopo essersi guardati in giro, fanno partire un lamentoso invito: no, no, ragazzi, guardate che gente gira, io non entro, io non entro, quindici euro non glieli do, no no, meglio tornare in centro, si, bello, pulito, tutti buoni, tutti buoni, voglio una caramella…

Ma io non demordo. Col cazzo, siamo arrivati fin qui, adesso si entra. Quando mai tornerai in posto del genere (ndChet: è già stato programmato un futuro ritorno a Barca, con tappa al Razz ovviamente…) ? Si entra, si entra, fidatevi butei…per tutta risposta loro chiamano un taxi. Stanno per salire. Ma io sfodero l’arma vincente:

“Pensateci un attimo…ora che torniamo in centro saranno già le quattro…considerate che ci si mette una mezz’ora buona solo a tornare in albergo, e dobbiamo essere dentro alle 6. Cosa facciamo, ci facciamo un’ora e mezza di Moog e basta? È l’ultima sera! E poi, fate bene i conti…qui si spende quindici beuri. Al Moog nove, è vero, ma aggiungete il costo del taxi…più o meno siamo lì. E poi a me ispira a buso…per l’ultima folta: fidatevi…”

L’argomento time + money, farcito dalla parlata amichevole, colpisce nel segno…non del tutto ancora convinti, li rimetto in fila (nel frattempo abbiamo perso qualcosa come 40 posti…). Prima del previsto ci troviamo all’entrata. I buttafuori controllano un paio di carte d’identità, e poi è il momento del quiz zodiacale per verificare che non fossimo già zeppi di nostro (infatti bisogna inzupparsi dentro).


2 commenti:

Unknown ha detto...

Ottimo chet. Per part for aspetto il botto...

Metanuscarask ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.